lunedì 28 aprile 2014

ROMA 6 MAGGIO RIUNIONE PUBBLICA LAV. AZIENDE PARTECIPATE, ESTERNALIZZATE ....


Comunicato sindacale, per affissione, divulgazione e pubblicazione (art. 25 L. 300/70)

 

6 MAGGIO 2014, DALLE 17 ALLE 20 PRESSO LA SEDE DEL CONSIGLIO METROPOLITANO DI ROMA (VIA GIOLITTI 231, PIANO RIALZATO) E’ CONVOCATA RIUNIONE PUBBLICA, promossa da alcune rappresentanze sindacali interne e per lavoratori e lavoratrici delle AZIENDE PUBBLICHE E PARTECIPATE DI ROMA CAPITALE.

 

CI STA UN TEMPO PER OGNI COSA, ADESSO E’ IL TEMPO DEL COLLEGAMENTO TRA LE VARIE SITUAZIONI DI LAVORO E DELLA LOTTA PER CONTRASTARE ESUBERI, LIBERALIZZAZIONI, RISTRUTTURAZIONI, PEGGIORAMENTO DI CONDIZIONI MATERIALI DI LAVORO, SALARIALI, DI VITA…per formalizzare un coordinamento dal basso di lavoratori, lavoratrici e rappresentanze sindacali che vogliano mobilitarsi e lottare per evitare GUAI PEGGIORI DI COME STIAMO ADESSO…  

ROMA CITTA’ APERTA, ROMA RESISTE…

 

Come molti di voi sapranno,   il 6 marzo 2014 il Presidente della Repubblica ha firmato il Decreto “Salva Roma” (da noi ribattezzato “AMMAZZA ROMA”), in quella giornata e dopo un mese di assemblee e riunioni dopo la proclamazione dello STATO DI AGITAZIONE CITTADINO del 5 febbraio, eravamo in manifestazione fino al CAMPIDOGLIO.

L’impegno che ci eravamo presi, era quello di VERIFICARE LA SITUAZIONE con l’avvio della cosiddetta “cabina di regia”, che vede la collaborazione tra figure istituzionali di Roma Capitale che interagiscono direttamente con il Governo, nella figura del ministro Madia (Ministero Economia e Finanze MEF) e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Anche nella seduta del 18 marzo,  sulla base delle indicazioni contenute nel decreto sugli Enti Locali e dell’articolo sul “Salva Roma”, è stato indetto un consiglio comunale straordinario il 18 marzo 2014, che NON CI HA LASCIATO PER NULLA SODDISFATTI DELLE “MISURE” INDICATE E DELLE SOLUZIONI, CHE PENALIZZEREBBERO ANCORA DI PIU’ LA SITUAZIONE PER CHI LAVORA NELLE AZIENDE PUBBLICHE E PARTECIPATE DI ROMA CAPITALE: RISTRUTTURAZIONI, FUSIONI, INCORPORAZIONI, LIBERALIZZAZIONI DI SETTORI, TAGLI E BLOCCHI SALARIALI E PEGGIORAMENTI NORMATIVI, MANCATA RICONFERMA DI CHI HA CONTRATTI PRECARI…tanto per citare i provvedimenti più eclatanti.

Se si dovesse dare retta alle “voci” rimbalzate sugli organi di stampa e che vanno dalla dismissione di parte delle quote di Grandi Municipalizzate, in passivo, alla dismissione completa di partecipate minori che corrispondano ai criteri dell’art. 16 (“…e  procedere,  ove  necessario  per  perseguire  il  riequilibrio finanziario del comune, alla dismissione o alla messa in liquidazione delle società partecipate che non risultino avere come fine  sociale attività  di  servizio  pubblico”) di quello che noi abbiamo ribattezzato “Ammazza Roma”, SENZA CHE NOI LAVORATORI E LAVORATRICI PROVIAMO, A PARTIRE DALLE RAPPRESENTANZE SINDACALI PIU’ ATTENTE E COMBATTIVE DELLE VARIE AZIENDE “A RISCHIO” (ATAC, AMA, ACEA, AEQUA ROMA, ASSICURAZIONI DI ROMA, FARMACAP, RISORSE PER ROMA, ROMA MULTISERVIZI…)  AD AUTODIFENDERCI COLLETTIVAMENTE, RISCHIAMO DI ESSERE SBALLOTTATI E MASSACRATI COME IL CLASSICO...AGNELLO DI PASQUA.

NON SIAMO DISPOSTI AD ANDARE AL…MACELLO, PER UNA SITUAZIONE CHE NON ABBIAMO CREATO NOI LAVORATORI, MA LE FORZE POLITICHE E I GRUPPI DI POTERE CHE SI SONO SUCCEDUTI IN TUTTI QUESTI ANNI

Per questo CI VEDIAMO E INVITIAMO TUTTE E TUTTI A ESSERCI, IL 6 MAGGIO DALLE 17 IN POI A VIA GIOLITTI 231, PER LOTTARE E COMBATTERE ASSIEME...

Per adesioni e conferme: Serenetta Monti (RSU USI Zètema) serenettam@gmail.com

Vincenzo Salvitti (Rsa Rls USI Farmacap) salvitti.enzo@libero.it,

 

Partecipano le rappresentanze sindacali interne e lavoratori e lavoratrici di Zètema, Farmacap, Risorse per Roma, Roma Multiservizi…in stato di agitazione sindacale, ATTENDIAMO GLI ALTRI E LE ALTRE, a prescindere dalla loro collocazione sindacale.   

domenica 27 aprile 2014

25 aprile al QUARTICCIOLO - Costruiamo la camera del lavoro autorganizzata


COMUNICATO SINDACALE - per pubblicazione, diffusione, divulgazione, grazie

 

25 APRILE ...ORA E SEMPRE RESISTENZA, RESOCONTO DELL'INIZIATIVA SVOLTA A ROMA, PRESSO IL LABORATORIO SOCIALE QUARTICCIOLO.

 

Si è svolta tra le tante iniziative a Roma, quella autorganizzata, autogestita e autofinanziata, promossa dal Laboratorio Sociale Quarticciolo, dall’Associazione GSS e dall'Unione Sindacale Italiana, il 25 aprile 2014.

Buona riuscita del pranzo popolare, "ottimo e abbondante" come è nella tradizione pluriennale delle compagne e dei compagni che animano questo tipo di iniziative, solo in parte funestata dalle notizie giunte dal corteo per il 25 aprile della mattina a Roma, che richiederanno una maggiore e più attenta riflessione collettiva su come si fanno le manifestazioni e come ci si comporta, per non mettere sempre a repentaglio le persone che vi partecipano e per non alimentare, in una fase di crisi permanente a tutti i livelli, ulteriori restrizioni delle libertà di manifestare e di pensiero, contrario allo sfruttamento e al dominio.

Nel pomeriggio, è stata poi messa una corona di alloro e fatto un breve ricordo, alla targa messa sul lato di via Ostuni, in memoria dei partigiani del Quarticciolo, con la presenza (già dalla mattina e al pranzo) del compagno partigiano Omero Angeli.

E' stato uno dei tanti momenti di intervento delle situazioni che dal 2002 promuovono attività, iniziative di vario genere al Quarticciolo, negli spazi del laboratorio sociale, con la costruzione di un centro documentazione per la memoria storica dei movimenti antagonisti e che dal 2003 vedono l'intervento autorganizzato (a partire da un attivo punto info lavoro e diritti sul territorio, con informazioni, consulenze e interventi rigorosamente gratuito autogestito da lavoratori e lavoratrici dell'USI) di situazioni di lavoratori e lavoratrici, che dai posti di lavoro e con un intervento continuo svolgono attività in un quartiere popolare e in un territorio del Municipio, con tante contraddizioni e disagi.

In questi anni il laboratorio sociale ha promosso innumerevoli iniziative di carattere sociale, culturale, sindacale e politico nel territorio e nella città.

L'iniziativa del 25 aprile è stata di fatto, senza particolari celebrazioni e formalismi, un ulteriore  sviluppo del progetto nato al Quarticciolo 12 anni fa e che riprende, una pratica antica, quella delle camere del lavoro degli inizi del secolo scorso, dalle quali nacque nel 1912 l'Unione Sindacale Italiana; rivendicando la correttezza e la coerenza dell'uso pubblico degli spazi, per di più in una situazione dove dal 1998 (il 12 dicembre, non a caso per chi ha memoria storica)  vi è una occupazione a fini abitativi e dal 12 ottobre 2002, l'inizio del percorso del laboratorio sociale  Quarticciolo e del centro documentazione antagonista "la Talpa".

Ci sono voluti diversi anni e molta fatica, in considerazione del fatto oggettivo che lavoratori e lavoratrici, delegati-e sindacali e attivisti, per riadattare gli spazi fisici e renderli accoglienti e dignitosi, che hanno richiesto tempo, fatica e soldi e  vanno in sintonia con quanto si sta facendo da altre parti anche con scelte nazionali dell'USI, come avviene per noi a Udine, Milano, Genova, in Toscana come in Emilia..

Un intervento questo del Quarticciolo, dove alla fase di informazione e di memoria storica, con convegni, presentazioni di libri e riviste, cineforum, collegati a momenti di convivialità a tavola, si sono intrecciate le attività di collegamento delle lotte e della promozione di attività di sostegno a lavoratori e lavoratrici, singoli o in gruppo, pubblici e privati, per renderli meno isolati e ricattabili dai continui attacchi e peggioramenti delle condizioni materiali di lavoro e di vita.

In tutti questi anni, hanno trovato accoglienza al Quarticciolo anche percorsi che hanno trovato lì la loro sede di riferimento, vedi chi lavora nelle cooperative sociali e del terzo settore, o hanno avuto ascolto come la scuola e il teatro pubblico partecipato.

Uno degli strumenti, non l'unico ovviamente, è stato quello del punto infolavoro e diritti, lo "sportello" come è comunemente chiamato, che da sempre come è nella tradizione del sindacalismo autorganizzato, non è delegato ad avvocati o tecnici, ma svolto da lavoratori e lavoratrici che hanno esperienza pratica sul campo e un livello di conoscenze tecnico giuridiche collegate alla pratica lavorativa.

La fase di sviluppo del progetto di 11- 12 anni fa, prevede ora anche in quello spazio, come già in altri a Roma, la "camera del lavoro autorganizzata" e l'uso pubblico degli spazi  sociali  della TALPA non in funzione conservativa ma come risposta collettiva e autorganizzata alle mutate esigenze di intervento a tutto campo  che vanno oltre la semplice questione lavoro, ma interverranno anche su altri aspetti sociali (i diritti e le condizioni delle donne…con l’apertura di uno sportello “donna”), nel campo dell'attività teatrale con lo sviluppo di progetti di laboratori, con il potenziamento delle iniziative culturali e sociali già messe in campo in tutti questi anni dalla TALPA.

Questo è un progetto di lungo respiro, che ha radici antiche e che va sviluppato nelle corrette modalità e pratiche. Contrasteremo con la nostra azione e intervento, come già fatto in altri quartieri, tutti coloro che intendono fare un utilizzo non collettivo ma di sommatoria di interessi personali e commerciali degli spazi sociali, con una logica da "piccoli bottegai mancati", immaginando e "spacciando" per uso "sociale", una gestione troppo interessata e speculare alla logica di mercato, anche alternativo, che rischia di mettere a repentaglio le agibilità e la libertà conquistata di poter dare strumenti e sviluppi a progetti reali di autorganizzazione, autofinanziamento e autogestione in quartieri popolari, soggetti a forti pressioni speculative, a ulteriori giri di vite repressivi e alla criminalizzazione di chi fa lotte sul lavoro, sociali o ambientali, trasformando il tutto in un problema di ordine pubblico e di costante controllo sociale. 

Un modo efficace e utile per contrastare queste tendenze (non l'unico, ma è quello da noi individuato), è il percorso collettivo individuato anche nel progetto della camera del lavoro autorganizzata e dalle attività sociali e culturali che ne fanno parte integrante, che è quello che svilupperemo malgrado le resistenze "interessate" di chi antepone i propri settarismi, infarciti da bugie e mezze verità, per sue finalità non certo sociali e collettive,  ma  molto "interessate" e personalistiche.  

 

COSTRUIAMO LA CAMERA DEL LAVORO AUTORGANIZZATA NEL V MUNICIPIO

 

Roma, 26 Aprile 2014

 

Unione Sindacale Italiana e mail usiait1@virgilio.it,


sito nazionale ufficiale www.usiait.it,

archivio storico www.usistoriaememoria.blogspot.com,              

      

      

          

 

 

 

domenica 20 aprile 2014

CONTRIBUTO USI AL DIBATTITO PER LA RICOSTITUZIONE ED IL RILANCIO DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DEGLI OPERATORI SOCIALI


CONTRIBUTO SCRITTO DA UNIONE SINDACALE ITALIANA USI NAZIONALE e rappresentanza di posto di lavoro  per Assemblea nazionale 15 marzo 2014 a NAPOLI, c/o CSOA SKA.


sito nazionale ufficiale www.usiait.it, archivio storico www.usistoriaememoria.blogspot.com,

 

Una professione e un lavoro “invisibile”: il lavoro nel settore sociale vive da anni una progressiva erosione, dei vari aspetti che lo compongono, con l’effetto di un impoverimento non solo salariale e professionale, normativo e contrattuale (non esiste questione di scegliersi un CCNL migliore o peggiore da far applicare, è un falso problema, quello reale è chi controlla e come il “costo del lavoro”, se a fronte delle esigenze di risparmi e tagli di governi centrali e locali, per rispettare imposizioni bancarie e finanziarie e di bilanci in pareggio, le classi lavoratrici e anche chi lavora nel terzo settore è in grado di contrapporre misure efficaci di controllo su salari, orari e ritmi, diritti e condizioni di tutela della salute e della sicurezza, a prescindere dal CCL che si usa e di vuole far applicare), ma anche del senso e della qualità oltre che della quantità delle attività e funzioni svolte, a beneficio della cittadinanza.

I progressivi tagli operati a livello nazionale e dai vari governi, anche dei vari fondi,  che si ripercuotono su enti locali e pubbliche amministrazioni, con ulteriori esternalizzazioni, privatizzazioni e liberalizzazioni, in una serie sempre più estesa di servizi e attività prima svolti in forma diretta e da dipendenti pubblici, stanno provocando unna crescente disarticolazione della nostra “professione”, che apre ad ulteriori scenari di iper-sfruttamento, precarietà, incertezza lavorativa e salariale e ad un deperimento dei servizi alla cittadinanza.  

L’esperienza maturata in tanti anni, ci porta alla consapevolezza che a forza di essere considerati “invisibili”, anche se si lavora quotidianamente a contatto con le persone, si sta progressivamente “scomparendo” come compagine sociale riconosciuta e riconoscibile.

Non è più un fattore episodico la tendenza a vanificare per primi i soldi e i finanziamenti, le retribuzioni pagate normalmente diventano un optional, con tutto quello che ne deriva sul piano materiale della sussistenza quotidiana, che dell’idea di sé di lavoratori e lavoratrici. Se si aggiunge la continua dequalificazione professionale, che alimenta un ulteriore mercato della formazione per ottenere i titoli necessari (tipo quelli di OSS) e l’uso di personale altamente qualificato per attività “equivalenti” di contenuto inferiore ai titoli richiesti nei bandi e nelle procedure di affidamento (allora le nostre lauree, specializzazioni servono…per fare punteggio e dimostrare che si ha nelle cooperative ed enti onlus, personale formato e specializzato, per vincere le gare e aggiudicarsi i servizi esternalizzati dalle P.Amm.ni), la combinazione e indebolimento di questi tre elementi (economico-salariale/professionale/normativo-contrattuale) sta pian piano portando alla “invisibilità” delle varie figure professionali, alla funzionalità stessa del complesso dei servizi sociali, educativi, assistenziali, di orientamento pubblici e al pubblico, che vanno sfumando in un generico e inqualificabile “badantato e colfaggio”. I tagli ai fondi nazionali e l’indicazione allo sviluppo di liberalizzazioni di servizi ed attività, sono indice da un lato di una mancanza di visione di un progetto e di una politica su scala nazionale e da calibrare a livello locale, dall’altro l’applicazione rispettosa delle scelte dettate dagli organismi finanziari e bancari europei e mondiali, di tutela di interessi speculativi e di ottenimento di briciole di profitto, di quote di mercato anche in attività sociali ed educative.

Menzogne e inganni: a complicare la situazione, il sistema attuale della cooperazione sociale e delle associazioni onlus “no profit”, che in questi ultimi 40 anni si è infilata come ponte tra enti locali, AASSLL e la cittadinanza. Il settore cooperativo e le centrali cooperative alle quali sono associate, si inseriscono come soggetti privati, finanziati dal pubblico che, nella maggioranza dei casi, operano secondo logiche da impresa e di “profitto”, con un aggravio dei conti e costi pubblici notevole rispetto alla stessa gestione diretta da parte della P. Amministrazione, costi che potrebbero essere risparmiati sul bilancio comunale e sociale, per le retribuzioni del personale, o per l’aumento della quantità (e qualità) dei servizi alla cittadinanza.              

Le politiche di esternalizzazione  e di liberalizzazione in termini di mercato, con la gestione anche in forma cooperativa, dà impulso alla privatizzazione operante in modo massiccio di tanti servizi e attività, con un intervento sempre più forte e di controllo di lobbies bancarie e assicurative, con la complicità di politici di turno e di creazione di una casta burocratico –parassitaria (anche incapace pure sul piano imprenditoriale…). Un elemento che aggiunto a quelli oggettivi, porta a effetti penalizzanti e dannosi in termini di gestione anche “aziendale”, dell’erogazione dei servizi e delle tutele sul-del lavoro. E’ la stessa menzogna che inficia anche la percezione, per chi è socio lavoratore, di non riconoscimento quale soggetto indipendente, come lavoratore o lavoratrice, ma di considerarsi “imprenditori collettivi di se stessi”, identificandosi di più con l’azienda che con la propria opera e anche in tempi di crisi e di scelte dolorose, come soggetto contrapposto a coloro che lavorano o da dipendenti o come massa di precariato “usa e getta”. Una sorta di cortocircuito interclassista nella propria soggettività e nella stessa incidenza di sviluppo di conflitto, autorganizzazione e unità a partire da materiali condizioni di lavoro e di vita.

Autorganizzazione sindacale e sociale: come fattore e strumento di risposta a questi scenari, non solo a Roma dove il percorso è più radicato e consolidato (con l’ottenimento dei diritti e agibilità sindacali, della capacità di intervento anche negoziale e la tutela di salari, posti di lavoro e condizioni di servizio, quasi alla pari con i sindacati concertativi e collaborazionisti), ma in altre parti d’Italia, si è affermata una componente autorganizzata, che ha avuto pur con alterne vicende, forme di coordinamento e  di rete anche con gruppi, collettivi ed esperienze non dichiaratamente “sindacali sul posto di lavoro” o come forme di resistenza spontanea a tentativi di licenziamenti e ristrutturazioni. A Roma, esemplare il percorso sfociato in due delibere del consiglio comunale (oggi Roma Capitale) di iniziativa popolare, relative a controlli e indirizzi in materia di appalti, affidamenti e convenzioni di qualsiasi natura dell’Ente Locale, per il rispetto di tutele contrattuali, salariali, normative, di agibilità individuali e collettive, la n° 135 del 2000 e il regolamento attuativo 259 del 2005, ancora in vigore e coloro che hanno la memoria storica di quelle lotte e di quel percorso, fanno ancora applicare con interventi nelle più diverse situazioni, anche nei cambi di appalto e di gestione per il rispetto di clausola sociale, salvaguardia occupazionale, salariale e normativa.

Situazione che è ancora di attualità e che è diventato un precedente di rilievo nazionale, per il massiccio uso e gestione da parte di cooperative, consorzi e associazioni onlus, per conto di molte pubbliche amministrazioni, di una serie di servizi da quelli classici  di assistenza domiciliare ad anziani e disabili, fino ai servizi educativi e scolastici di asilo nido e scuole, con un mercato sulla “prima infanzia” concorrenziale rispetto al servizio pubblico a gestione diretta, che coinvolge l’orientamento al lavoro, la formazione professionale, le scuole per l’assistenza agli studenti con disabilità, ritardi cognitivi, la scolarizzazione a rom e migranti, la mediazione interculturale, a tutti i servizi socio sanitari, ormai esteso a biblioteche, teatri, servizi culturali e ambientali, università e scuole statali pubbliche. Sull’asse di controllo e intervento capitalistico istruzione-formazione-collocamento (della forza lavoro e di quella in formazione, cioè studenti-studentesse), nessun settore né è rimasto escluso, con l’introduzione di forme di lavoro sottopagato, di precarietà sulle 44 tipologie della legge 30 del 2003, pacchetto Treu del 1997 e collegato lavoro del 2010, con l’apprendistato professionalizzante anche nel 3° settore, con uno sfruttamento elevato e una sottovalorizazione crescente e competitiva rispetto agli operatori sociali di prima generazione. Nel settore socio sanitario ospedaliero, lo scambio e intreccio tra “prestazione sanitaria” e “merce-prestazione lavorativa” ha dimensioni notevoli.

Per un COORDINAMENTO NAZIONALE EFFICACE: siamo consapevoli che è fuori luogo e anche impraticabile, anche per noi attivi-e in sindacati e rappresentanze sindacali autorganizzate, autogestite e autofinanziate, chiedere un passaggio organizzativo a chi ha poca fiducia e non condivide l’organizzazione diretta sul posto di lavoro e nessuno vuole imporre modelli a nessuna situazione locale, collettivo o gruppo di lavoratori e lavoratrici. Né siamo interessati a riproporre meccanismi sterili e poco funzionali da “intergruppi” o “intersindacale”, non ci interessa questo. Serve però che si metta in piedi seriamente e che sia operativo per le priorità che scegliamo di individuare, tra gli obiettivi di piattaforma comune e speriamo condivisa, un COORDINAMENTO NAZIONALE e una rete di collegamento, che parta dalla esperienze positive già acquisite, anche le nostre di intervento da rappresentanza sindacali di posto di lavoro, dagli strumenti di informazione, formazione autogestita, sostegno ai singoli per rompere i meccanismi di isolamento e di individualizzazione delle lotte (non esiste la via nazionalitaria di uscita dalla crisi, ma nemmeno quella individuale, anche sulla singola vertenza con la cooperativa) e di sviluppo di lotte e percorsi collettivi, praticati con successo attraverso gli sportelli-punti info-lavoro e diritti autogestiti (non delegati quindi ad avvocati) negli ultimi 15 anni, con l’intervento sul territorio e nelle situazioni locali, quartieri o paesi, con la PRATICA DELL’AUTORGANIZZAZIONE, sia “sindacale” che “sociale”. Un percorso che dovrebbe essere finalizzato anche a ricostruire un tessuto sociale frammentato e scompaginato, nonché a riconquistare i necessari RAPPORTI DI FORZA, utili al tentativo di cambiare la situazione.  Per il resto il confronto è aperto e la disponibilità a fare un percorso concreto, ci sta tutta.             

sulla situazione dei servizi sociali a Roma


Per la rivista “SOLIDALI” – Roma aprile 2014

 

Domanda: “Recentemente, avete lanciato l’allarme sulla situazione dei servizi sociali a Roma. Pensate resti valido e per quali ragioni”

 

Risponde Roberto Martelli, lavoratore e delegato sindacale aziendale in cooperativa sociale e attuale segretario dell’Unione Sindacale Italiana: “L’USI, antico sindacato fondato nel 1912 e riattivato a livello nazionale, è  presente anche a Roma in decine di strutture socio sanitarie, assistenziali, educative e di attività del c.d. “terzo settore”, con le agibilità e diritti sindacali acquisiti e conquistati da tempo, con un percorso e un intervento consolidato nella città Capitale d’Italia con l’Amministrazione capitolina.

L’attuale Giunta di Roma Capitale, guidata dal Sindaco Marino, pur ribadendo nelle sue dichiarazioni di insediamento  a Luglio del 2013 la priorità per il complesso dei servizi e attività di natura sociale, si trova nella disastrosa situazione di deficit economico e di difficoltà progettuale, per avviare quel cambiamento e trasformazione da tanti-e auspicato, rispetto alle gestioni passate.

Si chiedeva in sostanza di cambiare rispetto alle politiche di progressiva privatizzazione, gestione poco trasparente a soggetti terzi, liberalizzazione di servizi e funzioni di rilevanza e utilità pubblica ad anziani, disabili, minori (quindi assistenza domiciliare), soggetti con svantaggio e disagio sociale (area tossicodipendenza, alcoolismo), centri diurni e case – famiglia, case di riposo, intervento nelle scuole di assistenza e processi di autonomia  e di integrazione a studenti e studentesse, fino a progetti e servizi con migranti, famiglie di etnia rom e anche ai servizi di benessere degli animali (gestione affidata da anni ad associazioni onlus nei canili comunali), oltre che dell’azienda speciale comunale Farmacap (che gestisce le farmacie comunali, i servizi di teleassistenza, telemonitoraggio, telecompagnia e telesoccorso ad anziani fragili, oltre all’asilo nido), dell’azienda comunale sulle tossicodipendenze (ACT) e in generale dei servizi integrativi ed educativi (asili nido in convenzione, la maggioranza ormai delle strutture rispetto a quelle comunali a gestione diretta) svolti da associazioni, cooperative sociali, onlus, attività queste ultime a metà tra servizi sociali e servizi scolastico educativi esternalizzati.

La richiesta era articolata in più punti, quella fatta da movimenti sociali, associazioni no profit e pur con diverse sfumature, anche dai sindacati autorganizzati e autogestiti, tra i quali in forma attiva e combattiva l’Usi, oltre che dalle istanze del coordinamento lavoratori e lavoratrici del terzo settore, coop sociali e aziende pubbliche costituitosi a Roma da alcuni anni: processo di verifica per la internalizzazione di alcuni servizi e attività (Aec, assistenti educativi culturali, la figura professionale nata nella metà degli anni 80 come riqualificazione di personale ausiliario comunale, poi nel tempo risultata ruolo chiuso e ad esaurimento per il personale comunale e gestita ormai al 90% da personale, spesso precario, di cooperative sociali, addetto all’assistenza specialistica e ai processi di integrazione di alunni-e delle scuole comunali e statali fino all’obbligo scolastico, servizi e attività dei canili comunali, attività della Farmacap e dell’ACT…), controllo e verifica  di Dipartimenti competenti e Municipi per la regolarizzazione dei contratti e dei rapporti di lavoro di chi è utilizzato nel complesso delle attività del c.d. “terzo settore”, da parte dei soggetti gestori (cooperative, associazioni onlus, consorzi…) e uscita dalla precarietà, adeguamento di tariffe orarie per l’erogazione dei servizi e progetti e applicazione dei CCNL di categoria come obblighi per la partecipazione e prosecuzione su appalti, affidamenti, convenzioni,  adeguamento di budget standard eliminando i tagli operati progressivamente dalle precedenti Giunte, comprensivi delle quote per la formazione e aggiornamento del personale utilizzato e per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, applicazione in ogni cambio di gestione e di appalto, della c.d. “clausola sociale” e della conseguente salvaguardia occupazionale, salariale e normativa di miglior favore per tutta la forza lavoro impiegata, la verifica sulla trasformazione di attività “sperimentali” come progetti, in servizi veri e propri a carattere consolidato.

Conseguenza di queste richieste, un miglioramento e potenziamento dei finanziamenti come priorità rispetto ad altri settori di intervento del Comune nei Bilanci e nelle manovre economiche, maggiore forza e capacità di decisione sulle spese ai Municipi, ancora non enti locali di prossimità ma solo “passacarte “ e “giroconto” dei finanziamenti ridotti,  rispetto a una gestione centralizzata e a sprechi per i troppi passaggi burocratici nelle procedure, anche con un mancato coordinamento tra uffici comunali e uffici di altre pubbliche amministrazioni per le varie competenze sugli stessi servizi e attività (ASL, Ministeri, scuole…), quindi una razionalizzazione e una riorganizzazione che fosse maggiormente funzionale ai bisogni della cittadinanza e nel rispetto di condizioni di lavoro di chi eroga questi servizi, progetti e attività e non soltanto al pareggio di bilancio e al controllo e rendicontazione delle spese e dei costi.

Una situazione aggravatasi con il deficit di circa un miliardo e cento milioni di euro, ereditato dalle passate gestioni e con il decreto sugli enti locali (il famoso “Salva Roma”, arrivato alla sua terza versione, da noi ribattezzato “AMMAZZA ROMA”) con un piano pluriennale di finanziamenti e di razionalizzazione di spese e costi, che in effetti rischia di legittimare la tendenza sopra descritta, a danno e penalizzazione di importanti funzioni, servizi e attività.

L’allarme da noi lanciato è ancora attuale, solo alcune misure sono state poste e accolte dall’attuale Amministrazione capitolina (adeguamento dei livelli tariffati del CCNL Coop Sociali), Roma Capitale è  ostaggio delle scelte del Ministero dell’Economia e Finanze (MEF), della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una cabina di regia che entro luglio dovrà fare scelte pesanti e dolorose. Fino a che tutta la serie di attività funzioni e servizi sarà considerata un “costo” e un servizio “a perdere” e sarà consolidata la logica del “mercato”, con gare e affidamenti di fatto al ribasso e con meno tutele di quantità e soprattutto qualità delle prestazioni nei servizi, con condizioni peggiori per le migliaia di persone che li erogano, sarà necessaria la mobilitazione e la lotta, con la massima e capillare informazione, nonché il coinvolgimento nelle iniziative a sostegno delle nostre richieste e punti “programmatici” anche della cittadinanza e delle famiglie degli utenti, veri beneficiari dei servizi e attività.

L‘USI ha proclamato fin dal 5 febbraio 2014, lo stato di agitazione cittadino, proseguiranno a maggio le iniziative di mobilitazione e di autodifesa collettiva, chiamando la parte sana della cittadinanza a sostenerne le ragioni e le motivazioni sopra descritte, che mantengono la loro piena legittimità e proposta dal punto di vista di chi lavora ed eroga i servizi quotidianamente, lottando contro il rischio di peggioramenti qualitativi, di numero di persone coinvolte e di rischio occupazionale.                                       

COMMENTO USI SULL'ACCORDO SULLA RAPPRESENTANZA DEL 10 GENNAIO


COMUNICATO SINDACALE DA CONFEDERAZIONE USI UNIONE SINDACALE ITALIANA

Fondata nel 1912 – Italia

 “L’ACCORDO DEL 10 GENNAIO 2014 SU RAPPRESENTANZA SINDACALE (firmato da segretari confederazioni Cgil Cisl Uil e Confindustria associazione datoriale del privato, VIOLA PRINCIPI E DIRITTI CARTA COSTITUZIONALE ITALIANA (articoli 2, 3 e 39 1° comma), LEGGE 300 DEL 20 MAGGIO 1970 detta STATUTO DEI LAVORATORI e si pone in contrasto con sentenze della Corte Costituzionale italiana (244 del luglio 1996 e 231 del luglio del 2013), in materia di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro e accesso ai diritti e agibilità sindacali”. 

 

Si sono accese forti polemiche sull’ennesimo accordo firmato da Cgil Cisl Uil (le confederazioni sindacali ormai da definirsi “sindacati di stato e di collaborazione con i padroni, contro lavoratori e lavoratrici e i diritti costituzionali di organizzazione nei luoghi di lavoro, anche in altri sindacati o confederazioni diverse dalle loro), da parte dei loro segretari confederali nazionali e la Confindustria (associazione datoriale e padronale che rappresenta il settore privato) il 10 gennaio 2014.

L’Unione Sindacale Italiana, antica e storica confederazione fondata nel 1912 e ancora attiva in Italia, fornisce un primo commento e valutazione “politico tecnica” sintetica, in attesa di produrre un documento analitico e commentato su questo accordo.

La prima valutazione è che si tratta dell’ennesimo tentativo da parte delle confederazioni sindacali Cgil Cisl e Uil, di volersi attribuire una competenza esclusiva e una egemonia totalitaria in materia di rappresentanza sindacale e dei criteri di “rappresentatività”, non solo per il rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) delle categorie del settore privato, ma anche per quelli relativi ai posti di lavoro e alle “unità produttive” sopra i 15 dipendenti.

L’accordo del 10 gennaio riguarda l’applicazione, alle organizzazioni sindacali aderenti a Cgil Cisl e Uil e alle altre che hanno dato successiva adesione (di altri sindacati, compresi alcuni sindacati di base), dei meccanismi già previsti da altri due accordi interconfederali, quello del 28 giugno 2011 e il “protocollo di intesa” del 3 maggio 2013, che non avevano dato, per coloro che lo avevano sottoscritto, l’effetto di controllo totale che era sperato. L’accordo del 10 gennaio 2014 è diviso in 4 sezioni, quello relativo alla “certificazione” della rappresentanza sindacale nazionale, utilizzando il criterio misto tra il dato associativo (iscritti con deleghe del contributo sindacale sulla busta paga, certificati dalle aziende per i propri dipendenti e dall’INPS, il nostro Ente previdenziale e assistenziale) e il dato elettorale (voti espressi alle elezioni per le RSU Rappresentanza sindacali unitarie, già previste come regolamentazione da un accordo interconfederale del 20 dicembre del 1993, già frutto di molte discussioni sulla sua scarsa democraticità), ponendo la soglia di rappresentanza nella media tra dato associativo e dato elettorale al 5% nazionale, per poter partecipare alle procedure di rinnovo dei CCNL. La seconda sezione è relativa al passaggio dalle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) che hanno la loro fonte normativa e legislativa nella legge 300 del 20 maggio 1970, ancora in vigore detta “Statuto dei Lavoratori”, legge molto importante perché è l’applicazione dei diritti e principi della Costituzione repubblicana e antifascista nei luoghi di lavoro, oggetto per l’articolo 19 nel 1995 di un referendum popolare in materia di rappresentanza sindacale aziendale. L’Accordo del 10 gennaio 2014, è in contrasto non solo con la legge 300 del 1970, ma anche con l’articolo 39 comma 1 della Costituzione Italiana (l’organizzazione sindacale è libera…), perché l’accordo che nella gerarchia delle fonti del diritto in Italia, è subordinato rispetto alla forza di una legge, quindi Cgil Cisl e Uil vorrebbero obbligare, anche con sanzioni economiche e l’esclusione dai diritti sindacali già goduti dalle Rsa, i sindacati non aderenti e lavoratori e lavoratrici ad accettare una sola forma di rappresentanza, quella che a loro fa più comodo, una rappresentanza elettiva che ha come fondamento lo stesso della legge elettorale in discussione nel Parlamento Italiano, detta “Italicum”, che eliminerebbe dal parlamento le formazioni politiche di opposizione e di minoranza, la stessa logica e filosofia che è alla base dell’accordo del 10 gennaio 2014 su rappresentanza sindacale e rappresentatività, cioè l’eliminazione delle opposizioni sindacali e delle forme di rappresentanza che l’attuale Costituzione disciplina come scelta libera e autonoma, nell’ambito della legge 300 del 1970, da parte di lavoratori e lavoratrici, che non necessariamente deve vedere come meccanismo quello elettoralistico (che prevede comunque 1/3 dei seggi attribuiti già di diritto a favore di Cgil Cisl e Uil e dei loro sindacati di categoria, a prescindere dal risultato del voto, alla faccia della democrazia sindacale).

Nella terza sezione di disciplina la “titolarità” e l’efficacia della contrattazione collettiva nazionale, di categoria e di azienda, nella quarta sezione sono inserite le disposizioni relative alle “clausole e alle procedure di raffreddamento e alle clausole sulle conseguenze degli inadempimenti”, per coloro che non accettino tale meccanismo totalitario e anticostituzionale, con sanzioni economiche e di esclusione che non erano mai state inserite nei precedenti accordi a nessun livello, a carico dei sindacati “ribelli”.

Vi sono poi inserite alla fine dell’accordo del 10 gennaio 2014, le clausole transitorie e finali, per la corretta applicazione, nel testo dell’accordo sono riportati i meccanismi delle procedure elettorali e le commissioni interconfederali (fatte solo da Cgil Cisl e Uil) per le procedure di infrazione ai sindacati “inadempienti” e nei casi di interpretazione tra sindacati di categoria per la titolarità alla negoziazione nazionale.

In sostanza, un attacco forte alla LIBERTA’ DI ORGANIZZAZIONE SINDACALE IN ITALIA, un aggiramento delle leggi italiane per tutto il settore privato (per il pubblico impiego vi sono già norme restrittive simili a queste), un ATTACCO AI DIRITTI COSTITUZIONALI DI LAVORATORI E DI LAVORATRICI, di scelta della forma organizzata da darsi nei luoghi di lavoro, nel rispetto che è violato dall’accordo del 10 gennaio 2014, dei principi della prima parte della Carta Costituzionale del 1948, agli articoli 2 e 3, all’articolo 39 c.1, ltre al contrasto con due importantissi8me sentenze dell’organo competente, la Corte Costituzionale, in materia di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro (Rsa), la prima del luglio del 1996 n° 244, interpretativa del referendum popolare del 1995 (che un accordo non potrebbe mai giuridicamente sostituire), la seconda del luglio del 2013, la n° 231, ottenuta dalla mobilitazione della FIOM sindacato metalmeccanico della Cgil, che era stato escluso dalla Fiat e che fornisce elementi fondamentali assieme al resto della giurisprudenza italiana, per contrastare i punti cardine dell’accordo del 2014 firmato da Cgil, Cisl e Uil. Il contrasto vi è anche per le sentenze della Corte di Cassazione italiana sezione lavoro, per l’efficacia dei contratti  e degli accordi aziendali, che attualmente dovrebbero valere solo per i dipendenti aderenti ai sindacati che li hanno firmati se peggiorativi, l’accordo del 10 gennaio 2014, ne vorrebbe imporre la validità anche a coloro che non sono iscritti ai sindacati “di stato” Cgil, Cisl e Uil, ma che hanno magari altre forme di rappresentanza previste dalla legge 300/1970 e con accordi aziendali migliorativi.

All’interno della stessa Cgil, nella fase congressuale, si stanno reprimendo l’opposizione del sindacato Fiom e della “sinistra sindacale”, che ritengono la firma di questo accordo, in violazione dello stesso Statuto della Cgil in termini di decisionalità e democrazia interna, oltre alla illegittimità costituzionale per tutti e tutte, elemento comune di queste componenti con l’analisi fatta dalle stessa Confederazione USI.

Schiacciata anche l’opposizione interna alla Cgil, la scelta è di omologarsi a questo meccanismo totalitario e liberticida (cosa che anche alcuni sindacati di base e autonomi stanno facendo), oppure organizzarsi e lottare per smantellarne l’impianto generale e gli effetti penalizzanti.

L’Unione Sindacale Italiana, indica la seconda opzione come praticabile in generale.    

UN ASPETTO CHE NESSUN ACCORDO, nemmeno questo,  POTRA’ MAI BLOCCARE E’ IL CONFLITTO, COME ELEMENTO DINAMICO, FULCRO DI PROCESSI DI EMANCIPAZIONE SOCIALE. LA DIFESA DELLE CONDIZIONI DI LAVORO, NORMATIVE E DEI DIRITTI SINDACALI, PASSA PER LO SVILUPPO DELLE LOTTE. ORA E SEMPRE RESISTENZA.

 

Segreteria nazionale generale della Confederazione USI Unione Sindacale Italiana


Archivio storico www.usistoriaememoria.blogspot.com, sito nazionale ufficiale www.usiait.it                                      

 

Italia, Roma 3 febbraio 2014

 

 

PROSEGUE LO STATO DI AGITAZIONE CITTADINO A ROMA

PROSEGUE LO STATO DI AGITAZIONE CITTADINO ... SI STANNO PREPARANDO INIZIATIVE AD OPERA DEI LAVORATORI E LAVORATRICI DELLE COOP. SOC. E DEL TERZO SETTORE E DI QUELLI/E DELLE AZIENDE PARTECIPATE ... A PARTIRE DALLA PROSSIMA SETTIMANA

UNIONE SINDACALE ITALIANA USI fondata nel 1912 fedele ai principi dell’AIT

Segreteria prov. intercatategoriale - federazione di Roma e Rsa-Rsu – Rls posti di lavoro

LARGO VERATTI 25 00146 Fax 06/77201444 Tel 06/70451981 e mail usiait1@virgilio.it

 

Roma, 5 Febbraio 2014

 

All’On. Sindaco di Roma Capitale I. Marino - Ufficio di Gabinetto 06 67103590/6784239

Al Vice Sindaco di Roma Capitale On. Luigi Nieri 06 6795538

Agli Onn. Assessori di Roma Capitale loro sedi

Alla Prefettura di Roma – c.a. Ufficio di Gabinetto del Prefetto 06 67294555

Alle Direzioni del personale/R.U./Relaz. Sind. Ind. di Comune di Roma Capitale, Aziende comunali e partecipate, Enti/Associazioni/Coop. Sociali con appalti/affidamenti e convenzioni Roma Capitale  Loro sedi – urgente via fax pagina 1

 

Oggetto: PROCLAMAZIONE DI STATO DI AGITAZIONE CITTADINO A ROMA, comunicazione attivazione procedure ex L. 146/90 e L. 83/2000, quale tentativo preventivo di conciliazione di sciopero locale/cittadino e procedura di raffreddamento del conflitto, da parte dell’Unione Sindacale Italiana USI e del Coordinamento lav. terzo settore, coop. Sociali e aziende pubbliche/partecipate di Roma. Settori interessati dall’astensione collettiva dal lavoro: tutto il personale impiegato al Comune di Roma Capitale, nelle Aziende comunali e partecipate, in Associazioni e Coop. Sociali di tutti i servizi ambientali, culturali, educativi, sociali, socio assistenziali, manutenzione,  canili e gattili.  Motivazioni dello stato di agitazione e dello sciopero: contrasto a tagli, minori finanziamenti e ridimensionamenti annunciati per il Bilancio 2014 di Roma Capitale,  contro ipotesi di tagli di parti variabili e di salario accessorio alle retribuzioni del personale capitolino e di chi lavora per conto di Roma Capitale, per garanzia continuità servizi, attività e progetti svolti da aziende comunali, partecipate o da soggetti terzi gestori, per stabilizzazioni dei settori di precariato nei settori scolastici educativi, per garanzia nei bandi di gara, per appalti, affidamenti e convenzioni di rispetto di “clausola sociale”, per salvaguardia occupazionale, salariale e regimi contrattuali nei servizi in affidamento e appalto, per adeguati finanziamenti su progetti e servizi alla cittadinanza nei settori sociali, educativi, assistenziali, culturali, per tutela delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro,  Richiesta convocazione delle parti per esperimento tentativo preventivo di conciliazione sciopero e raffreddamento del conflitto,  (fax 06/77201444, e mail usiait1@virgilio.it).            

 

         La Unione Sindacale Italiana in sigla USI, con la presente e per quanto indicato nell’oggetto della presente, PROCLAMA LO STATO DI AGITAZIONE CITTADINO e attiva la procedura di tentativo obbligatorio preventivo di sciopero, ai sensi della L. 146/90  e della L. 83/2000, sulle motivazioni indicate nell’oggetto.

Si fa espressa richiesta di convocazione delle parti, a Comune e Prefettura, per esperimento tentativo preventivo di conciliazione  di sciopero e del raffreddamento del conflitto. Si precisa che la O.S. intende rispettare i servizi minimi ed essenziali nei servizi. Si resta in attesa di data e orario di convocazione da parte dei soggetti competenti per la procedura preventiva di “raffreddamento del conflitto” ex L. 146/90 e 83/2000, al recapito fax 06/77201444  o per e mail a usiait1@virgilio.it, nei tempi previsti e per la verifica delle situazioni di criticità indicate nella nota. Durante la fase di stato di agitazione sindacale, saranno effettuate assemblee, presidi e iniziative di informazione e comunicazione sociale alla cittadinanza, sui motivi della protesta. Si invitano i soggetti destinatari, a considerare la grave situazione e gli effetti sociali ed economici che si determinerebbero, in caso di attuazione delle misure e  dei provvedimenti preventivati e annunciati, a danno di chi lavora nei servizi comunali e in affidamento/appalto.  Distinti saluti.

Per la segreteria provinciale dell’UNIONE SINDACALE ITALIANA - Prof. Giuseppe Martelli

Ricordiamo lo sciopero della scuola dell'11 aprile

Lo sciopero dell'11 APRILE, proclamato dall'USI,  in difesa della scuola pubblica, contro il finanziamento alle scuole private e in appoggio alle rivendicazioni dei precari della scuola ... ha visto miglia e migliaia di partecipanti nonostante il boicottaggio dei massmedia, del Miur (che ha diffuso solo in parte la circolare dello sciopero) e di molte delle strutture del sindacalismo di base ..

Comunicato sindacale USI – avviso di sciopero – per affissione art. 25 L. 300/70 e L. 83/2000

11 APRILE 2014 SCIOPERO NAZIONALE DELLA SCUOLA

E DEI SERVIZI ESTERNALIZZATI

LA SCUOLA PUBBLICA E’ COME UN BENE COMUNE

DIFENDIAMOLA CON LA LOTTA

PRESIDIO ORE 10 AL MIUR di Viale Trastevere

 

TUTTE/I IN PIAZZA MANIFESTIAMO CONTRO TAGLI, ESTERNALIZZAZIONI, MANCATE STABILIZZAZIONI PRECARI e EX LSU delle PULIZIE, PER STIPENDI ADEGUATI, PER LA VALORIZZAZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA…. DOCENTI ED ATA (PRECARI O INDETERMINATI) LAVORATORI ESTERNALIZZATI (AEC, LSU, MENSE E PULIZIA), GENITORI, STUDENTI, CITTADINI MOBILITIAMOCI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE … E PER CHI VIENE O RISIEDE A ROMA: CIRCONDIAMO IL MIUR DI VIALE TRASTEVERE …. PER COSTRINGERLI AD ASCOLTARE LE NOSTRE RICHIESTE

L’USI HA PROCLAMATO LO SCIOPERO SULLA SEGUENTE PIATTAFORMA

per sviluppo, valorizzazione e rilancio dell’istruzione pubblica, per finanziamento adeguato e contrasto a tagli di risorse per scuola pubblica; per eliminazione investimenti con risorse pubbliche a favore di scuole paritarie private, in applicazione del dettato Costituzionale (inserite in L.F., e/o bilanci Regionali e di EE.LL.), per potenziamento scuole infanzia e primarie pubbliche; per adeguati miglioramenti salariali, per il ripristino di meccanismi di adeguamento automatico salariale connesso agli aumenti dei prezzi e al “costo della vita”, per godimento diritto alle ferie al personale a tempo determinato o loro pagamento, per contrasto a disparità di trattamento su ferie e altri istituti connessi all’applicazione delle leggi e disposizioni sul rapporto a tempo determinato (D. lgs. 368/2001 e s.m.i.) al personale della scuola; per ottenere la stabilizzazione del precariato utilizzato nelle scuole e nei servizi esternalizzati o in appalto, per l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari su tutti i posti vacanti e disponibili in organico di diritto e di fatto, a partire da quelli delle graduatorie ad esaurimento, per blocco concorsi nei casi di mancato esaurimento graduatorie; per il ripristino degli scatti di anzianità, per il ripristino del V anno per tutti gli indirizzi, per il ritiro dei provvedimenti della c.d. “riforma Gelmini” ed eliminazione dei tagli negli organici, anche nelle classi e per le ore negli istituti tecnici e professionali (in ottemperanza alle sentenze emesse dai tar anche nel 2013 e dal consiglio di stato nel luglio 2011); per il ritiro sistema INVALSI, per il ripristino totale del sostegno a studenti -studentesse diversamente abili e richiesta di ritiro di direttive e circolari sui B.E.S., anche sugli organici di fatto; per il diritto di assemblea e piene agibilità sindacali di cui al titolo III della Legge 300/70, a favore di tutte le organizzazioni di lavoratori/lavoratrici legalmente costituite, per piena applicazione e rispetto della normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche nel Comparto Scuola.


Lo sciopero è stato indetto dal Coordinamento Nazionale dei Precari, con le adesioni anche di CUB, SISA, SLAI Cobas per il sindacato di classe, l’USICONS …

CASA LAVORO REDDITO AMBIENTE DIRITTI E DIGNITA’

Il 12 aprile manifestiamo a ROMA con tutti i movimenti di lotta (Corteo – da Porta Pia ore 10)

 

L’USI dà la propria disponibilità di sedi, strutture e servizi legali, per appoggiare la lotta in difesa della scuola pubblica, contro la precarietà e contro il finanziamento alle scuole private paritarie. Consultate i  siti www.usiait.it e quello dell’Associazione di difesa e tutela degli utenti e dei consumatori Usicons www.usicons.it.  Per contatti: il fax di ROMA 06/77201444 (sede Largo Giuseppe Veratti 25 – 00146 Roma), l’email usiait1@virgilio.it, il blog www.unionesindacaleitaliana.blogspot.com, quello storico del movimento dei lavoratori www.usistoriaememoria.blogspot.com, la pagina fb usi scuola & università 

FOTINPROP.ROMA.LARGO.G.VERATTI.25.marzo2014