L’Unione Sindacale Italiana celebra
quest’anno i suoi cento anni dalla fondazione; BORGHI e DI VITTORIO furono tra
i suoi fondatori, ha mantenuto la caratteristica di sindacato
dell’autorganizzazione dal basso di lavoratori, lavoratrici e dei cittadini. Abbiamo
dato vita ad una associazione di difesa degli utenti e dei consumatori, che si
chiama USICONS e che si oppose tra le altre cose alla svendita della CENTRALE
DEL LATTE.
Per questo riteniamo importante
partecipare a questo Convegno per far sentire la voce dei troppi esclusi, di
chi non può che gridare i suoi bisogni sperando che qualcuno lo ascolti,
dell’altra città ….
Siamo stati inseriti sulle questioni
delle politiche sul diritto all’abitare,
ma non possiamo esimerci di fornire un quadro complessivo della grave
situazione in cui vive questa città, per troppe dimenticanze o errori che si
sono succeduti in decine di anni con responsabilità collettive e che ora, in un
momento di grave crisi economica, rischiano di far esplodere una serie di
contraddizioni. Roma è una citta meravigliosa, ricca di cultura – opere d’arte
– beni i inestimabili, un patrimonio dell’umanità … che ha saputo sempre
raccogliere e amalgamare culture diverse e altri modelli di vita, una città che
non può essere lasciata pian piano agonizzare. Per noi che lottiamo in difesa
di condizioni di lavoro e di vita migliori, ROMA è un bene comune che dobbiamo
difendere e rilanciare affrontando una
serie di nodi che sono spesso dimenticati
IL DIRITTO ALL’ABITARE, IL DIRITTO AL
LAVORO, ALLA SALUTE E ALLA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO E NEL TERRITORIO, LA
DIFESA DEI BENI COMUNI, L’ESTENSIONE DEL DIRITTO A SERVIZI SOCIALI PUBBLICI
E AD UNA SCUOLA PUBBLICA DI QUALITA’ (DAI
NIDI ALL’UNIVERSITA’ ) SONO DIRITTI RICONOSCIUTI DALLA NOSTRA COSTITUZIONE E
DAL PROGETTO PROGRAMMATICO DELLA REPUBBLICA, nata dalla RESISTENZA.
Non si possono lasciare irrisolte le
richieste di 46.000 famiglie di un alloggio popolare, quando sono migliaia gli
appartamenti sfitti. Specie oggi che una crisi economica e finanziaria, sta
attaccando con forza anche la nostra città e che vede il “ceto popolare” e
settori di lavoratori salariati, incapaci di reggere l’aumento di affitti o il
pagamenti dei mutui … per non vedere poi l’assurdo dell’IMU sulla prima casa,
quando molti – troppi sono i soggetti esclusi, esentati o i classici evasori.
Quando poi si continuano a livello governativo nazionale, con effetti negativi
per mancati trasferimenti agli Enti Locali, a finanziare costosi armamenti
(F35) all’interno di logiche di guerra, contrarie allo spirito della
Costituzione repubblicana.
Vorremmo chiedere soluzioni positive
alle tante occupazioni di stabili, di spazi pubblici e/o sociali avvenuti in
questa città per reali necessità di chi è cittadino o di chi vi è stato
costretto, da fame e guerre, ad emigrarvi …..
Una soluzione seppur provvisoria possono
essere, le tante caserme dell’ex “demanio militare”, ormai in via di
dismissione o gli edifici pubblici abbandonati da utilizzare per spazi
socio-abitativi anche temporanei ….
Così come il sostegno e il finanziamento
dei progetti di autorecupero, con il blocco degli sfratti, la ridiscussione
della la vendita del patrimonio degli enti pubblici. A questo proposito, come
non accennare agli edifici scolastici da
sistemare e mettere a norma, anche per il prossimo assorbimento dell’Ente
Provinciale, che aveva anche questo compito, come alla necessità di rilanciare
la costruzione di nidi pubblici, per rispondere alle esigenze della
cittadinanza e alle migliaia di domande inevase, anche con un intervento nel
settore educativo scolastico nella fascia da 3 mesi a sei anni, che non riduca gli organici e riprenda la
centralità dei gruppi educativi, dei collegi dei docenti, degli organi
collegiali, sviluppando le professionalità esistenti e incentivando metodi educativi
e organizzazione del lavoro adeguati alle pluralità di esperienze e situazioni
concrete presenti nei Municipi della città.
Vorremmo approfittare dell’occasione, per
ricordare l’esito del referendum sull’acqua come bene comune che ancora non ha
trovato reale rispondenza in disposizioni attuative, ma che rischia di vedere addirittura la “svendita”
dell’ACEA, una delle poche aziende pubbliche in attivo, oggetto di manovre
speculative sui titoli poco trasparenti.
Argomento delle politiche abitative e
della tutela dei “beni comuni”, utile a ragionare sulla opportunità e utilità delle privatizzazione dei servizi pubblici e sociali (che ha già dimostrato in più
occasioni il peggioramento della qualità del servizio e l’aumento del suo costo
per gli utenti) .La riduzione delle bollette dell’acqua per le famiglie a basso
reddito, potrebbe essere un segnale positivo da cogliere da parte di questa
amministrazione, come proposto in Puglia.
Il lavoro, altra grossa problematica
nella nostra città che vive di terziario e che quindi risente della crisi, ma
anche delle tante, troppe esternalizzazioni dei servizi comunali. Meno di
25.000 dipendenti al Comune, a fronte di
circa 40.000 esternalizzati, comprendendo i lavoratori e lavoratrici delle
società della “holding”.
Una città dove la precarizzazione della
forza lavoro è sempre più forte, dove i contratti non sono rispettati, dove i
licenziamenti avvengono massicciamente, senza reali motivazioni di “giusta
causa” o “giustificato motivo”.
Lo stesso Osservatorio comunale sulle
condizioni di lavoro e l’occupazione, ottenuto con una grande mobilitazione
cittadina ed una delibera di iniziativa popolare, uno strumento che stenta
a funzionare efficacemente, anche per carenze di personale e di
finanziamenti adeguati rispetto alle finalità e compiti in una città come Roma.
Una città che risentirà maggiormente i
licenziamenti, con la demolizione dell’art. 18 voluto dalla Fornero e da questo
presunto governo tecnico, contro cui ci
siamo opposti con tutto il sindacalismo di base con lo sciopero del 22 giugno.
Quando si potrebbe investire, anche per
dare una soluzione ai problemi dell’inquinamento, con il fotovoltaico, l’uso
dell’energia solare. Soluzioni applicabili, da utilizzare a partire dai tanti
edifici pubblici, dagli asili nido alle scuole, per creare almeno 50.000 nuovi
posti di lavoro e un rilancio di un polo
di ricerca, che utilizzi le energie delle tre università pubbliche presenti.
Stesso discorso sul ciclo dei rifiuti, con una riorganizzazione dell’AMA, lo
sviluppo e il potenziamento della raccolta differenziata, “il porta a porta”,
una città vivibile non è solo costruire case e centri commerciali, ma dotarsi
di una serie di servizi, infrastrutture e di modelli di gestione efficaci del
vivere quotidiano e senza conseguenze dannose, inquinanti, che peggiorino la
qualità della vita.
Ma visto che stiamo agli STATI GENERALI
DEL SOCIALE, quattro punti sui quali in questa città si sono sviluppati
dibattiti, inchieste, mobilitazioni e divergenze di opinioni, che avranno un
impatto decisivo per servizi e attività che caratterizzano e misurano il grado
di “civiltà” di una collettività e di una comunità territoriale.
Progetto
di “riforma” dell’assistenza domiciliare, i servizi storici di SAISH
(disabilità), SAISA (anziani) SISMIF e i minori: una
sperimentazione in 4 Municipi (2°, 4°, 8°, 13°) che non ha dato gli esiti
auspicati dall’Amministrazione e non ha fornito criteri e modalità di gestione
collettiva e integrata dei servizi. Non ci convince né la frammentazione dei
servizi e funzioni, anche in termini di riduzione oraria delle prestazioni
lavorative, né la proposta di “monetizzare” con buoni o “voucher”, con
l’effetto negativo di scaricare sulle famiglie già colpite dalle difficoltà di
familiari con disabilità o problemi, non solo la “scelta dell’operatore”,
lasciato spesso da solo a sbrigare casi anche complessi e senza supporto di
strutture socio sanitarie e psicologiche sui casi, ma con la progressiva
”ritirata” dell’intervento diretto del settore pubblico, anche in convenzione
con il settore cooperativo o del terzo settore, con una concezione del ruolo
della “famiglia” molto distante dalla realtà concreta che si vive in molti
quartieri popolari, un ruolo di cura e sostegno familiare che rischia di
aggiungersi alle tante attività delle donne.
Il rischio di legittimare una
progressiva dequalificazione dei servizi e dei progetti di intervento da un
lato, la progressiva ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro e delle
relazioni familiari-datori di lavoro e prestatori di lavoro (con applicazione
di contratti collettivi da colf-badanti e non da tipologie di operatori sociali
formati e inseriti in contesto collettivo di lavoro e di intervento con le
persone loro affidate), con una individualizzazione dell’intervento sia per la
disabilità, anche minorile, sia per l’area anziani, slegata da supporti e
tipologie complessive di lavoro dall’altro. Rilievi che come già spiegato in documenti specifici
e analitici nei vari incontri avuti in Assessorato e in alcuni Municipi,
rischiano di peggiorare lo stato e grado di intervento sui servizi storici
della città, lasciando poi in misura marginale e legata a finanziamenti ridotti
in termini di budget, i progetti e le attività integrative e di collegamento
con il territorio circostante, comprese le diverse istituzioni sanitarie,
scolastiche e sociali, collegamenti e collegialità che invece andrebbero
potenziate e razionalizzate, in termini di competenza.
Situazione
delle attività per il settore della tossicodipendenza: le iniziative
messe in campo dall’Agenzia Comunale sulle Tossicodipendenze, ACT, in questi
ultimi mesi che hanno trovato opposizione da parte di operatori, associazioni e
familiari di ex tossicodipendenti, stanno a dimostrare che non si possono
buttare nel cestino molti anni di impegno, professionalità e progettualità
utili a non ridurre la questione in termini di “emergenza” o di “intervento”,
ma ad affrontare la questione in modo da sviluppare prevenzione nei quartieri e
nelle scuole, capacità di sensibilizzazione e di intervento mirato e
finalizzato alla risocializzazione, non in termini repressivi o di controllo ma
di recupero.
I
servizi per la terza età dal servizio della Teleassistenza e Telecompagnia
della Farmacap, alle case di riposo, ai centri diurni per soggetti colpiti da
Alzheimer:
tutta
la filiera risente di una carenza di strategia complessiva, che tenga insieme
parti differenti di intervento, a
partire dal rilancio dell’Azienda Comunale Farmacap mantenendone il carattere
pubblico, con sostituzione della dirigenza, predisposizione di un piano
industriale, investimenti finanziari sufficienti per garantire un servizio
efficace per gli anziani, serenità lavorativa e occupazionale per il personale
impiegato; alla progettualità non legata a bilanci e utenze ridotte, per i
servizi dei centri diurni per chi è colpito da patologie come l’Alzheimer, come
fattore di contrasto sul territorio e in sinergia con le istituzioni sanitarie,
con una pianificazione delle strutture nei quartieri e con garanzia di
salvaguardia del personale, organizzato in forma cooperativa, con adeguata
formazione e supporto; fino ad una concezione delle Case di Riposo e delle
tipologie di intervento per le strutture residenziali e di accoglienza,
superando la obsoleta logica del cronicario, integrando e sostenendo gli
interventi socio assistenziali, di animazione e stimolo per la terza età
autosufficiente ma senza condizioni o relazioni familiari efficaci, con quelli
prettamente socio sanitari per i non autosufficienti, in sinergia con la
Regione Lazio e le strutture sanitarie. Una funzione che l’Ente locale Roma
Capitale non può delegare a contesti familiari che non ci sono più o sono
incapaci di gestire la complessità di esigenze della popolazione anziana della
città, in costante aumento .
Gestione
attività e progetti per le comunità rom: va superata la
logica del “campo attrezzato”, che rimane una soluzione temporanea e limitata a
una realtà non più rispondente alla situazione di fatto, molti dei cosiddetti
“nomadi” sono stanziali da molti anni, con figli e nipoti nati in Italia o
nell’Unione Europea. E’ necessario superare la logica dell’emergenza e delle
politiche “securitarie”, spendendo troppe risorse economiche per vigilanza
armata nei capi attrezzati, a scapito di funzioni e servizi tipici di una città
dell’accoglienza per chi intende vivere, lavorare e mandare i figli a scuola,
separando la criminalità organizzata (che prescinde dalla nazionalità o
dall’etnia) da chi è interessato a convivere se non addirittura integrarsi nel
territorio e nel tessuto cittadino. Soprattutto, non è utile fare bandi e
inchieste, finalizzate a smantellare reti, percorsi ed esperienze pluriennali
di intervento delle cooperative e associazioni presenti e attive sia per
l’attuale gestione dei campi attrezzati, sia per la scolarizzazione rom e i
progetti di inserimento e mediazione culturale, a favore di soggetti senza
esperienza, professionalità interna o che non abbiano la capacità di far
integrare, anche con progetti di inserimento lavorativo, anche per alcune
attività di vigilanza e smaltimento rifiuti da parte di cooperative integrate,
dando speranza ai giovani e alle famiglie rom, sinti.
Su tutte le questioni, è utile mantenere
aperti tavoli di verifica e confronto periodico, preferendo la costruzione di
proposte sostenibili e concrete, senza lasciarsi prendere né dal “fervore” del
volontariato svincolato da una programmazione e pianificazione integrata degli
interventi, né dalle tendenze a dare risposte in termini di “perenne emergenza”,
che finora non ha portato alcun beneficio concreto alla cittadinanza.
Molti dei problemi esposti, non possono
essere risolti solo dal Comune, ma con un intervento integrato di diverse istituzioni, un impegno economico
di Stato e Regione, anche in questo momento di crisi, per ROMA CAPITALE –
svincolando le cifre degli investimenti dal pareggio di bilancio.
Certo tutto questo significa anche
rendere possibile un intervento degli enti locali di prossimità, i Municipi, che devono avere agibilità e capacità economica reale di intervento e di
investimento, sviluppando una democrazia partecipativa da parte dei cittadini e
una maggiore autonomia per rispondere ad esigenze differenti sui territori.
Per chiudere l’intervento vorrei
ricordare proprio a proposito del tema della
casa e delle occupazioni di spazi abbandonati o non utilizzati le parole di DON
MILANI (di cui ricorre oggi l’anniversario della morte: 26/6/67) scritte nel
1950: “la proprietà ha due funzioni una sociale e una individuale …. E quella
sociale deve passare innanzi a quella individuale ogni volta che sono violati i
diritti dell’Uomo” …. Per questo ed altro di cui ho parlato nella relazione
dell’USI di questo pomeriggio: DISOBBEDIRE NON E’ UN REATO, anche se la
disobbedienza deve essere costruita con intelligenza e presa di coscienza
collettiva, se finalizzata al raggiungimento di miglioramenti sostanziali e
senza discriminazioni o aumento delle differenze di classe. La Roma solidale,
la Roma “città aperta”, la Roma accogliente e multiculturale, si merita molto
di più di una gestione solo amministrativa dell’esistente.
Unione Sindacale Italiana USI – Largo G.
Veratti 25 00146 Roma
E mail usiait1@virgilio.it blog www.unionesindacaleitaliana.blogspot.com, sito www.usiait.itRoma, 26 e 27 giugno 2012